L’ikigai è un principio giapponese che può essere interpretato in italiano con le espressioni “ragione per la quale vivere” o anche “ragione della propria esistenza”.

Secondo il concetto di ikigai, ognuno possiede il suo scopo nella vita, e dunque prima o poi diventa indispensabile ricercarlo.

Acquisire consapevolezza circa il proprio scopo migliora la vita sotto moltissimi aspetti, tanto che molti esperti ritengono che l’ikigai sia il segreto nascosto dietro la felicità e la longevità del popolo giapponese.

Infatti è una delle filosofie nipponiche più diffuse nel mondo occidentale, al pari del kintsugi, ossia l’arte della riparazione della ceramica come metafora per il prendersi cura di sé stessi, l’ikebana, ovvero l’arte della composizione floreale, il giardino zen e il konmari, il celebre metodo di Marie Kondo per liberarsi delle cose superflue.

In questo articolo di Business Coaching Italia è possibile trovare tutti i dettagli che riguardano l’ikigai e i consigli per scoprirlo e vivere più felici.

Cosa vuol dire ikigai?

”Ikigai” è una parola composta, come spesso accade con la lingua giapponese, ed è caratterizzata da ”iki” (vivere) e ”gai” (scopo, ragione). Ecco il motivo per cui questo pensiero viene inteso come ”la ragione per la quale vivere”.

Per la popolazione del Sol Levante, dare una ragione alla propria vita è una questione seria, poiché determina chi siamo, ciè che ci rende felici ed il contributo che offriamo alla società.
Di conseguenza diviene di importanza primaria capire qual è il ruolo che ci compete e cosa ci gratifica davvero.

Per avere un quadro chiaro di tutto questo è fondamentale conoscere noi stessi, e chiederci: ”cosa mi rende felice?” e ”in cosa sono bravo?”.
Nel corso della nostra vita veniamo sottoposti a miriadi di mansioni, ma poche stimolano la nostra creatività e la nostra reale natura. Ci vengono insegnati e quasi imposti una molteplicità di ideali e modi di vivere, ma in fondo in ben pochi di questi ci rispecchiamo.

Allora che fare? Avere il coraggio di seguire le proprie passioni, di dedicarsi ad un’attività che ci piace e ci soddisfa al 100% ed in nostro aiuto arriva uno schema semplice ma efficace come l’ikigai.

Le origini dell’ikigai

Il concetto di ikigai viene spesso considerato come la naturale evoluzione dei principi basilari connessi alla salute e al benessere della medicina tradizionale giapponese.

Infatti, secondo tali principi, il benessere fisico è strettamente connesso al benessere mentale ed emotivo, che a loro volta sono il prodotto del possedere uno scopo nella vita.

Michiko Kumano, psicologa giapponese, ha recentemente affermato che l’ikigai può essere descritto come uno stato di benessere e appagamento che deriva dalle attività che si ama praticare e alla dedizione con la quale ci si impegna.

Ken Mogu, neuroscienziato nipponico, nel suo manuale Awakening your Ikigai afferma che l’ikigai è un concetto molto antico, che oggi va interpretato con le espressioni “il motivo per alzarsi la mattina” oppure “svegliarsi alla gioia”.

Come capire il proprio l’ikigai

L’ikigai è la somma di fattori come la:

  • passione;
  • missione;
  • professione;
  • vocazione.

Dunque è rintracciabile nell’esatto punto dove si incrociano le seguenti 4 aree:

  • le cose per le quali si prova passione;
  • ciò di cui il mondo ha bisogno;
  • ciò in cui si è bravi
  • ciò per cui si può essere pagati.

Per capire qual è il proprio personale ikigai, è utile creare una sorta di diagramma nel quale vi sono 4 cerchi che si intersecano:

  • primo cerchio va inserito tutto ciò in cui si è bravi, ovvero tutto ciò che è connesso a particolari talenti o capacità e di cui non si è necessariamente appassionati;
  • secondo cerchio: bisogna annotare ciò che si ama, che arreca felicità e che fa sentire appagati e realizzati;
  • terzo cerchio: va scritto tutto ciò di cui il mondo e il genere umano o la comunità hanno bisogno.
  • quarto cerchio: bisogna inserire ogni attività per la quale si può essere pagati, dunque attività e servizi per i quali c’è un mercato.

Dalle intersezioni di questi fattori deriva che:

  • l’incrocio tra ciò che si ama e ciò in cui si è bravi dà come risultato la propria passione;
  • l’intersezione tra ciò che si ama e ciò di cui il mondo ha bisogno determina la propria missione;
  • l’incrocio tra ciò di cui il mondo ha bisogno e ciò per cui si può essere pagati produce la propria vocazione;
  • l’incrocio tra ciò in cui si è bravi e ciò per cui si può essere pagati determina la propria professione;
  • l’intersezione centrale, la più importante di tutte, determina il proprio ikigai, ovvero il proprio scopo della vita.

Dunque l’ikigai è qualcosa che nello stesso tempo appassiona, qualcosa in cui si è bravi, qualcosa di cui il mondo ha bisogno e qualcosa per il quale vi è un mercato e si può essere pagati.

Come trovare il proprio ikigai

Per riuscire a compilare il test dell’ikigai secondo le direttive fornite nel paragrafo precedente, è necessaria una fase preliminare, durante la quale bisogna rispondere a 4 domande fondamentali:

  1. Cosa ami, qual è la tua passione?
    La risposta a questa domanda permette di identificare ciò che motiva l’intera esistenza di ognuno. Per rispondere al meglio, ci si può anche chiedere “cosa mi piace davvero?” o “cosa sarei disposto a fare anche senza essere pagato, ma solo per la libertà di seguire i miei desideri?”.
  2. In cosa sei bravo?
    Con la risposta a questa domanda emerge la propria vocazione, che può coincidere o meno con la risposta alla domanda precedente. In ogni caso, ciò in cui si è bravi è un aspetto più pratico e meno emotivo, in quanto non sempre la passione coincide con il talento.
  3. Cosa vuole il mondo da te?
    Questa è la domanda più difficile rispetto alle altre, perché permette di scoprire qual è il proprio compito nel mondo, che deve coincidere sia con ciò che è utile all’individuo che si pone la domanda sia con ciò che è utile alle altre persone e al pianeta, perché diventi un posto migliore.
  4. Qual è la tua professione?
    Domanda estremamente pragmatica e che esige una risposta semplice e immediata.

Le risposte alle domande elencate potrebbero essere le più disparate e incongruenti, ma per trovare il proprio ikigai la condizione ideale sarebbe quella di riuscire a trovare un equilibrio tra tutte le quattro sfere.

Filosofia dell’ikigai

Il concetto di ikigai è strutturato su una filosofia che a sua volta si basa su 5 grandi pilastri:

  • Iniziare in piccolo:
    Qualsiasi cosa tu abbia in mente di fare, comincia in piccolo, muoviti per piccoli passi e fai le cose per bene.
  • Lasciarsi andare:
    Non agire solo in funzione delle ricompense, ma prova a mettere da parte il tuo sè e sperimenta il piacere di stare nel flusso.
  • Armonia e sostenibilità:
    Ricerca l’armonia e la sostenibilità, tieni presente che le tue azioni hanno un impatto sul mondo che ti circonda e sulle altre persone.
  • Provare gioia per le piccole cose:
    Presta attenzione alle piccole cose, un raggio di sole che scalda, una tazza di caffè al mattino, la doccia calda dopo una corsa: spesso sono queste le cose che ci fanno sentire felici e in armonia con noi stessi.
  • Vivere nel qui e ora.:
    Impara a stare nel qui e ora, cerca di radicarti nel tuo presente: accettalo così come è e poi prova a migliorare se lo desideri 

Alcuni esercizi di ikigai

Scoprire il proprio ikigai non è un’impresa semplice né tantomeno immediata. Per riuscirci può essere di aiuto fare ogni giorno dei piccoli esercizi per allenare la felicità, come ad esempio:

  • ritagliarsi dei momenti in cui pensare ai propri sogni;
  • prendersi cura della propria mente ma anche del proprio corpo, mangiando sano, curando il proprio aspetto, dormendo adeguatamente, facendo esercizio fisico e così via;
  • alla fine di ogni giorno, scrivere su un diario almeno tre cose positive avvenute durante la giornata e per le quali si è grati;
  • smettere di colpo di fare tutti e iniziare a interrogarsi su quali siano le reali priorità.

I collegamenti con l’Antica Grecia

D’altra parte anche nell’antica Grecia menti illuminate come quella di Platone avevano teorizzato un modello di città e stato ideale dove il meccanismo sociale funzionava solo quando ogni cittadino svolgeva i compiti cuciti su misura per lui, seguendo le sue inclinazioni artistiche e tecniche.
E come scordarsi di una delle più famose massime confuciane che recita: ”se ami quello che fai, non sarà mai un lavoro”. È quanto mai opportuno, quindi, cercare sempre di fare quello per cui ci si sente vivi, perché fa bene a noi stessi e a chi ci sta intorno. E soprattutto perché dà un senso e uno scopo ai nostri giorni, facendoci alzare dal letto traboccanti di quell’energia e motivazione che può cambiare il mondo.